Beringheli

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Un ordine mentale

Piace constatare in momenti come i nostri – nei quali, nel campo della pittura come in altre situazioni fattuali, teoriche e pratiche, l’occasionalità, spesso fortuita, appare protagonista – l’ acuta chiarezza critica con cui Silvio Ferrari indica nella pittura di Luciano Fiannacca, esposta in personale alla “Rotta”, “il primato di un ordine mentale che viene a capo delle pulsioni emotive”.
E’ il modo tutt’altro che generico, di informare l’osservatore dei quadri di questo artista, del suo rapportarsi alle più consistenti operazioni artistiche degli anni ’50-’60 del novecento, ovvero a quanto e a quando la più evidente pregnanza espressiva coinvolgeva la diretta partecipazione “fisica” dell’ artista e la disposizione strutturale della pittura nello spazio del dipinto.
Proprio la rispondenza spaziale alla gestualità di un dipingere l’intima scansione ritmica e le plaghe di luce che la sostengono ( l’impulso dinamico che libera il senso della visione astratta in una immagine poeticamente commossa) consente a Fiannacca quella calamitazione verso la forma che soltanto la sensibilità plastica e la necessità di trovare un sempre nuovo accordo tra sé e il mondo permettono.
E se la vitalità luminosa dei suoi dipinti (esemplari, ci sono sembrati “Dos gardenias para ti” e “El viento viene el viento va”, ambedue dell’anno passato) ci ricorda l’ impianto formale di Soulages o l’astrattismo gestuale di Gottlieb è quanto mai palese il significato autonomo e profondo del suo stile analogico d’una condizione della coscienza.

Germano Beringheli 
La Repubblica Maggio 2000