Il segno necessario
In Luciano Fiannacca se la ricerca espressiva è da sempre contraddistinta da una continuità metodologica e da automatismi coerenti con la sintassi informale, la pittura è oggi costantemente centrata sulla creazione di opere in cui il concetto di spazialità, nella sua inarrestabile strutturazione attraverso gli impulsi di una durata, si trasforma in modulazione dinamica nel tempo. La componente istintiva e gestuale, che si identifica con la velocità di esecuzione e con l’impulso cinetico ad essa dato, rimane in Fiannacca cautamente ancorata ad un principio compositivo che, pur non totalmente preordinato, può definirsi meditato. Sull’ampia superficie della tela ricoperta di colore denso e leggero, emergono infatti, frangendo lo strato pittorico, grafismi disposti a barre in cui si concentra la forza e il dinamismo che l’artista sente generare e pervadere la materia. La ripetizione di questi elementi analoghi, mai identici, privi di un significato concettuale evidente, suscita inevitabilmente un ritmo che porta con sé la genesi sorprendente di una distribuzione spaziale e temporale che persiste, sotto una veste più geometricamente definita, nei lavori più recenti, basati appunto sulla iterazione ritmica di bande dai colori accessi e vibrati. Queste matrici cariche di colore che valgono da cifra stilistica personale e, col loro ripetersi e alternarsi, da partizione nel tempo, conducono ad un immagine fatta di intervalli e sospensioni, di interruzioni e di riprese. La contiguità dei segni, che fluiscono spesso in diagonale e che subiscono inaspettate pause in prossimità di impreviste barriere, genera scansioni geometriche contro la profondità neutra dei fondi. Il flusso dei tracciati, nella corposità nettamente percepibile del colore, è teso all’individuazione di forme intuite, evocate, ad ordire presenze comunque mai memori di figurazioni preesistenti. Il diretto contatto con i materiali e gli strumenti diventa la forza propulsiva della sua opera.
La conformazione fisica del tracciato, per la cui stesura l’artista usa preferibilmente spatole di differenti misure, non è regolare ed omogenea ma vibratile e sensitiva, a volte corposamente consistente. Le modalità secondo le quali Fiannacca organizza il colore rispetto al fondo omogeneo antagonista hanno valore di energia qualificante lo spazio ed altrettanto rilevante è la profonda instabilità della luce che innerva il colore. Il calibrato ritmo compositivo e l’impulso improvviso della frammentazione, per una dialettica di proposizione e antitesi, assecondamento e contrasto, conducono a una dimensione quasi tattile dell’opera tale è la pregnanza fisica del colore che infonde all’intera realizzazione una straordinaria energia visiva. L’alternarsi di zone chiare e scure, l’intensificarsi e il diradarsi delle diverse intensità coloristiche, spezzano la cadenza e fanno assumere alla scena un andamento irregolare e vibrante, di grande intensità e di notevole senso dinamico: le linee e la luce sovente non omogenee consentono maggior movimento all’intera composizione. La pittura di Fiannacca è piena di vigore e di energia, la sua tavolozza è vibrante, ma non mancano l’attenzione alla organizzazione degli spazi, alle rispondenze dei colori, ai valori lirici e poetici, alla qualità di un lavoro sempre improntato ad uno spiccato senso dell’armonia. L’urgenza di trasmettere sensazioni attraverso i colori e i rapporti tra le masse pittoriche, nella vitalità organica del loro tessuto, trasforma la tela in un luogo di contrasti operanti, in un campo ove si fissano le varie soluzioni. La sospensione dei segni rispetto alla profondità spaziale, la loro tensione di fuga verso i bordi, le fratture compositive e le articolazioni cromatiche, sono per l’autore significanti, diventano lingua. Nei dipinti di Fiannacca ogni fatto formale o coloristico non vuole solo tradurre o raccontare un’emozione ma essere direttamente emotivo.
Questa esperienza si esprime in un gesto pittorico immediato e spontaneo, in cui l’idea preliminare si modula seguendo i suggerimenti imprevisti della materia, le rivelazioni del suo divenire, tra esigenza e caso, tra progetto e intuizione. Le sue spatolate, istintive, ma non casuali, offrono la chiave per scoprire la sua visione della realtà, libera dalle costrizioni dei contorni. I suoi segni incisivi ci invitano a entrare nel suo animo, a condividerne le passioni. Per l’artista l’astrazione è una necessità connaturata, l’unico modo per comunicare ciò che davvero vale, diventa metafora del proprio corpo, di sé e del mondo. In conclusione il lavoro di Fiannacca vuole evidenziare come l’esercizio pittorico non abbia esaurito il suo ciclo, possa ancora svilupparsi sulle proprie premesse capace di produrre esiti perfettamente attuali, per traguardare intensità espressive e valori non ancora raggiunti.